29 maggio 2025
đź’” Un milione di mani – Quando l’amore tocca la nevrosi

Benvenuti, sono il Dott. Valentino Moretto, psicologo e psicoterapeuta, mi occupo del trattamento del disagio e della sofferenza psichica, attraverso la parola e la sua cura.

La colpa, la solitudine e il trauma – sfondo comune ai due funzionamenti nevrotici

“Colpa della solitudine se mi faccio toccare da milioni di mani”
– Luchè ft. Rose Villain,
Un milione di mani


Alcune canzoni riescono a raccontare, senza volerlo esplicitamente, i movimenti profondi della psiche. Un milione di mani, brano di Luchè in collaborazione con Rose Villain, offre un’occasione per riflettere su due modalità nevrotiche molto comuni nel rapporto con l’amore: quella ossessiva e quella isterica.


Funzionamento ossessivo – controllo, colpa e ritualità


"Dissi: 'Non abbracciarmi quando perdo il controllo'"


Nella voce maschile del cantante Luchè si riconosce il funzionamento dell’ossessivo.
La richiesta "
non abbracciarmi quando perdo il controllo" rivela la difficoltà a lasciarsi andare all’altro senza sentirsi minacciato.
L’ossessivo desidera, ma al contempo teme di essere sopraffatto dal desiderio stesso.
Per questo spesso ricerca legami parziali, ripetuti, a volte promiscui, che preservino un controllo sul coinvolgimento emotivo. Il desiderio viene mantenuto vivo solo se tenuto a distanza.

C’è il tema del controllo, fondamentale per il soggetto ossessivo. L’abbraccio – gesto che implica vicinanza, accoglienza, vulnerabilità – viene rifiutato proprio nel momento della crisi. L’ossessivo teme di crollare davanti all’altro, teme che l’amore lo renda impotente.


Funzionamento isterico – domanda d’amore e lamento


"E tu dov’eri?"
"Stavo male, tu dov’eri?"


 La voce femminile di Rose Villain, invece, mette in scena l’isteria.
"
E tu dov’eri?" non è solo una domanda rivolta a un partner, ma esprime il dramma della mancanza strutturale dell’Altro.
La relazione è vissuta come continua alternanza tra idealizzazione e delusione, tra attesa e crollo.
L’amore, in questa configurazione, è ciò che solleva e fa cadere, ciò che si invoca e si accusa allo stesso tempo.

Queste strofe esprimono pienamente la logica isterica della domanda d’amore, continuamente rilanciata e mai soddisfatta. Il soggetto isterico interroga l’altro, lo accusa, ma in realtà lo mantiene in una posizione di mancanza per far emergere il proprio desiderio. La domanda "dov’eri?" non è solo geografica, ma esistenziale.


"L’amore solleva il mio corpo dal suolo, ma dopo mi lascia cadere"
"È meglio restare da soli"


Qui si mostra il movimento tipico isterico tra elevazione e caduta, idealizzazione dell’amore seguita dalla sua disfatta. L'isteria ha un rapporto con l’amore come promessa mancata: un’attesa perenne di un Altro che non arriva mai davvero.


Il ritornello, comune ad entrambi "
tra la gente cerco un’altra te, perché non so vivere senza i miei traumi", mostra come i due, anziché cercare una persona nuova, spesso sono mossi dalla spinta a ripetere qualcosa di già vissuto.


L’amore, allora, può diventare il teatro dove si mettono in scena le proprie ferite più antiche, in una tensione costante tra ripetizione e desiderio di riscrittura.


Questa canzone, forse inconsapevolmente, parla il linguaggio dell’inconscio: un luogo dove amore, colpa, solitudine e bisogno si intrecciano in forme che la psicoanalisi riconosce da tempo.
Là dove il legame affettivo incontra il trauma, può nascere un sintomo, ma anche, come in questo caso, una forma di poesia.


Un milione di mani parla il linguaggio dell’inconscio: là dove l’amore incontra la colpa, dove la solitudine si intreccia al desiderio, e dove il trauma si trasforma, talvolta, in espressione poetica.

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